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Posts Tagged ‘Hans Landa’

Qualche giorno fa un post su The Translation Guy mi ha fatto pensare a come passare da una lingua all’altra cambi la nostra personalità. Ho sempre sostenuto che una mente poliglotta ha il vantaggio di avere a disposizione diversi sistemi per ordinare  la realtà, e di conseguenza è in grado di integrare diverse visioni del mondo e di superare i limiti imposti da ognuna di esse. Sì, imparare altre lingue ci rende più intelligenti.

Ma dal punto di vista pratico persino un Hans Landa sarà costretto a passare da una lingua all’altra, usandone una per volta. Cosa succede a quel punto? Vi è mai capitato di notare un drammatico cambiamento di personalità? Non vi preoccupate, non si tratta di pregiudizi. Capita a tutti, succede davvero, e non è per nulla sorprendente. Questo articolo rivela che

I ricercatori hanno osservato che i soggetti bilingui (spagnolo-inglese) sono più sicuri di sé e maggiormente orientati a pensare al successo quando parlano in inglese, il che sembra riflettere la cultura americana.

TranslationGuy espande l’argomento riportando che

Qualche anno fa, alcuni ricercatori dell’Università del Texas hanno chiesto a dei messicani-americani bilingui “una serie di domande pensate per valutare la personalità, come ad esempio ‘Sei loquace?’ e ‘Hai la tendenza ad essere disorganizzato?’ Molti dei partecipanti davano risposte diverse al cambiare della lingua parlata nel colloquio, spagnolo o inglese.

Quando i partecipanti parlavano in inglese, le loro risposte indicavano maggiore sicurezza di sè e una tendenza a pensare al conseguimento di determinati obiettivi. Tratti che si rispecchiano negli ideali individualisti degli Stati Uniti molto più che nella cultura messicana, basata sul gruppo, spiega il ricercatore Nairan Ramirez-Esparza.”

Ho potuto osservare questo fenomeno nella mia vita quotidiana. Personalmente tendo ad essere più sicuro di me e più emotivo quando parlo italiano o francese di quanto potrò mai esserlo parlando inglese. D’altro canto, sembra che sia in grado di essere più dinamico e diplomatico nel parlare inglese. E poi, mi ricordo che mi sentivo insolitamente razionale e deciso quando parlavo tedesco – il che dice molto, dato che ho imparato bene il tedesco durante un folle soggiorno Erasmus. Prevedibilmente, anche il mio senso dell’umorismo cambia, faccio battute diverse, rido per cose diverse.

Ho notato cambiamenti simili nella personalità della mia compagna, di madre lingua inglese, che parla molto bene italiano e francese. E in queste due lingue ha un’aria più sicura di sé, più indipendente e più matura. Ancora una volta, probabilmente dipende dal modo in cui funzionano le diverse lingue, dalla cultura australiana nella quale è cresciuta, ma non posso fare a meno di pensare che ci sia anche una relazione fra queste differenze e il contesto nel quale si è imparata una lingua. Lei, ad esempio, ha imparato francese e italiano lontana da casa e dalla propria famiglia, e lo stile di vita indipendente che conduceva all’epoca probabilmente ha influenzato il suo modo di parlare quelle due lingue. Dopotutto, è ovvio che siamo tutti più lagnosi nella lingua in cui abbiamo imparato a lagnarci da piccoli.

Riguardo i modi in cui questo fenomeno interessa la traduzione vera e propria, basta pensare a come la voce di un narratore o di un personaggio può cambiare nel passaggio da una lingua all’altra. Tocca compensare, giacché se dovessimo tradurre troppo alla lettera, un italiano moderatamente educato sembrerà assai rude in inglese, o viceversa un inglese sicuro di sé risulterà comunque troppo modesto in italiano.

E ancora, pensare a quest’idea del tradurre sé stessi – non le proprie parole, ma letteralmente il proprio – è un’ottima opportunità per rendersi conto di come la traduzione debba considerare aspetti che vanno molto al di là di quelli meramente linguistici, se si vuole riprodurre un’esperienza anziché una mera sequenza di pensieri stranieri.

Non vedo l’ora di leggere le vostre storie di sdoppiamento linguistico della personalità!

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A few days ago a post by The Translation Guy got me thinking about how switching languages changes one’s personality. I have always said that a multilingual mind has the advantage of knowing several systems for organising reality, and is therefore able to integrate different world views and go beyond the limitations of each one. Yes, learning languages makes you smarter.

But in practical terms even a Hans Landa will switch between several languages and use them one at a time. What happens then? Have you ever observed a dramatic switch in personality as people switch languages? Don’t worry, it’s not that you are prejudiced or anything. Everyone does, it really happens, and it’s not at all surprising. This article reveals that

Researchers find that Spanish-English bilinguals are more assertive and achievement-oriented when using English, which seems in line with American culture.

And TranslationGuy articulates this by reporting that

A few years back, researchers at the University of Texas asked bilingual Mexican-Americans “a set of questions designed to assess personality, such as ‘Are you talkative?’ and ‘Do you tend to be disorganized?’ Many participants changed their answers when questioners switched from Spanish to English or vice versa.”

“When participants spoke in English, their responses emphasized assertiveness and achievement. These traits fit with the individualist ideals of the United States, as opposed to the group-oriented culture of Mexico, explained lead researcher Nairan Ramirez-Esparza.”

I have seen this at work in my daily life. I tend to be more assertive and dramatic while speaking Italian or French than I will ever be speaking English. On the other hand, I seem to be more dynamic and diplomatic when speaking English. Also, I remember feeling unusually sensible and decisive when speaking German – which says a lot, when one considers that I mastered it during a wild Erasmus semester. Quite predictably, even my sense of humour changes, I’ll make different jokes, laugh at different things.

I have noticed similar changes in my partner’s personality. Her native tongue is English, but she speaks Italian and French fluently. She sounds more assertive, independent and mature in French and Italian than she does in English. Again, this is probably due partly to how the language works, partly to the Australian culture in which she grew up, but I can’t help but think that this might also be related to the context in which a language was learned. She learned Italian and French away from home and from her family, and the independent lifestyle she was leading at the time probably affected her way of speaking those two languages, too. After all, we’ll all be whinier in the language we used to be whiny as kids.

As for how this affects translation proper, just think about how the voice of a narrator or a character in a book will change when switching languages. We’ll need to compensate because, if we were to translate literally, a moderately polite Italian will sound rude in English, for example, or an assertive Englishman will still sound too modest in Italian.

Also, thinking about this idea of translating oneself – not one’s words, but actually one’s self – is a very good opportunity to see how translation has to consider so much more than language itself in order to reproduce an experience rather than a sequence of alien thoughts.

I’m looking forward to read more about multiple-language-personalities in the comments!

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