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The three wise monekysLa settimana scorsa, il Movimento No Peanuts!, che questo blog è orgoglioso di sostenere, è stato citato in un articolo sul Translation Guy Blog. Mi piaceva anche, quel blog, quindi ero abbastanza entusiasta di vedere il titolo del post sulla mia pagina iGoogle, e ho pensato con piacere che la cosa si stesse diffondendo.

Sfortunatamente non era questo il caso. Quel che ho trovato è stato invece uno sforzo particolarmente fiacco di liquidare l’intero movimento come poco più che un cartello di traduttori avidi e poco realisti, con tendenze anacronistiche. Ho lasciato un commento, facendo notare con educazione quelle che mi parevano argomentazioni piuttosto deboli, ma il commento non è mai stato approvato. Credo che la stessa sorte sia toccata al commento di Wendell Ricketts, e probabilmente ad altri. Sulla pagina c’è un solo commento, che casualmente fa i complimenti per “l’ottimo articolo.”

Essendo Wendell Ricketts il creatore del blog No Peanuts!, tuttavia, sarebbe stato decente lasciarlo almeno replicare con un commento. Bloggare dovrebbe significare proprio questo, no? Interazione, libero flusso di idee, confronto fra argomentazioni diverse. Soprattutto, se uno viene tirato in ballo, vorrebbe almeno avere una chance di replicare, o no? Non in questo caso. Ah, ma aspettate. Ken Clark, auto-proclamatosi Translation Guy, è prima di tutto il proprietario di una gigantesca agenzia di traduzione. Adesso cominciamo a vederci chiaro.

Visto che il mio commento non è stato approvato, e che avevo qualcosa da dire sull’argomento, non posso far altro che trasformare quel commento in post. Vorrei soltanto analizzare alcune passaggi. Prendiamo questo, per esempio, un tentativo poco felice di paternalismo:

Ready to throw down your chains, translation workers? Here’s how to do it: Hold the line on your pricing, and tell your clients why. Take back control from the mega-agencies, and don’t bid cheap. Boycott the bad guys, and tell others about them. Don’t be reduced to servitude, and keep the scabs from scabbing. And don’t panic.

Whoops. Too late on that last one, because the whole site just screams “panic” to me. Sorry, guys. […] The great wheel of commerce crushes all in its path.

Panico? Quale panico? No Peanuts! for Translators si limita a promuovere pratiche migliori, che giovano tanto ai traduttori quanto ai clienti. Dall’altra parte, denuncia le pratiche auto-distruttive diffuse nel nostro settore. Niente panico, tanto che siamo ben lieti di rifiutare offerte offensivamente basse. Per dirla col gergo giovanile, siamo in polleggio pieno, cioè. Ovviamente, come abbiamo detto, questo signore gestisce un’agenzia, quindi da un certo punto di vista ha senso che ignori il punto fondamentale del discorso – ovvero che le agenzie sono un intermediario, e tagliarle fuori può spesso rivelarsi vantaggioso sia per il traduttore che per il cliente. Andatevi a leggere l’ottimo articolo in cui Wendell Ricketts spiega precisamente come e perché. E poi, tentare di liquidare un intero movimento e le sue idee ben argomentate con una vago e paternalistico riferimento al “panico” non risulta molto credibile. Il Translation Guy può fare di meglio.

Beh, insomma, più o meno. Bisogna dargli atto che riconosce le nostre ragioni etiche, ma la cosa finisce lì:

the “No Peanuts!” guys have justice and human dignity on their side.   Meanwhile, someone else is banging away on the iron triangle of service, beating out “better, faster, cheaper; better, faster, cheaper.”

Questo mantra del “better, faster, cheaper”, ovviamente, è soltanto fumo negli occhi, roba da piazzisti. Credo sia un fatto che un servizio o è migliore, oppure è più rapido e più economico. E non solo nella traduzione, pensiamo all’abbigliamento, al cibo, alle auto, ai trattamenti medici, e più o meno a tutto quel che si può comprare. Ed è qui che arriviamo al nocciolo della questione. Il Movimento No Peanuts! ha a cuore la qualità. La qualità del servizio,e la qualità della vita. Il Tizio della Traduzione, in tutto il post, non menziona mai la qualità, il che è  bizzarro, e al contempo dimostra quel che andiamo dicendo sulle agenzie. Poi, però, più avanti, questo signore si supera:

watch out for that scab translator #260 under that rock over there because she is figuring out how to climb aboard the great commercial juggernaut on terms that pay for her, if not for you. And if she passes on that one, translator #22666 on PRoZ will take it, and the translation provided, for good or ill, might just fit the bill.

Credo davvero che l’argomento “se non lo fai tu lo fa qualcun altro” sia trito e ritrito, praticamente una pasta, e soprattutto non tenga conto di concetti come professionalità e qualità. Sarebbe come andare da un’agrihamburgeria e dire “Ehi, non puoi mica mettere i tuoi hamburger chic a 5 euro, guarda che McDonald’s li mette a 1 euro, e se non abbassi i prezzi finisce che chiudi bottega! Così va il mercato!” Sapete una cosa, però? C’è gente a cui sta a cuore la qualità. Per usare un’altra metafora ancora, c’è gente che sceglierà il completo di Armani anziché uno meno caro, perché, sebbene il fine ultimo sia di non andare in giro ignudi, l’Armani cade meglio, sta meglio, e dura di più. E poi, se lo si mette al lavoro, si fa tutt’altra figura, il che è  sua volta un bel biglietto da visita. Non vedo perché lo stesso principio non debba applicarsi al nostro settore.

Infine, l’autore dell’articolo condivide una “storiella triste”, apparentemente

in an empty gesture of solidarity with all you translators who want to make as much money as you used to

E cosa sarebbe adesso, questa storia dei traduttori che vogliono continuare a fare tanti soldi come prima (che, per inciso, sarebbero assai pochi)? è veramente di questo che stiamo parlando, o stiamo parlando piuttosto di grandi agenzie che cominciano a preoccuparsi di non riuscire più a fare i soldi che fanno adesso una volta che i loro clienti si renderanno conto che gli conviene rivolgersi direttamente al traduttore?

AGGIORNAMENTO (27/07/2010): i commenti al post sul Translation Guy blog sono finalmente apparsi. Ken Clark si è scusato per l’inconveniente.

Foto: dettaglio da The Three Wise Monkeys – George Street, di Charlie Brewer

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Peanut Depot - Morris Avenue, by Alby HeadrickEbbene sì, sono ancora vivo. C’è stato un giugno da record in quanto a fatture, dovevo consegnare la traduzione di un romanzo per fine mese, e poi, volete mica che si ignori la Coppa del Mondo, vero?

[Nota: prepararsi all’imprevedibile, in caso l’imprevedibile si materializzi.]

Lo so, la mia latitanza è stata imbarazzante. Ma immagino che tutti siano riusciti a dormire la notte, nonostante tutto…

Quindi, senza indugi, torniamo a parlare di traduzione. Parliamo di noccioline. Oggi vorrei analizzare una delle tante “offerte di lavoro” che ricevo quasi altrettanto spesso che le imperdibili promozioni sul Viagra canadese.

Si tratta di un’offerta ricevuta diverso tempo fa, e sulla quale è un po’ che vorrei ragionare.

Hello,

I’m looking for a professional English to Italian translator to provide translations/localizations for several projects we have coming up.

Fantastico! Sono esattamente l’uomo che fa per lui, e questo signore ha diversi progetti in arrivo! Forse è la mia chance di accaparrarmi un cliente remunerativo.

We are an old business, but more recently our clients have started to request translation projects. These projects are quite large for us and are seeking the services of a translator that can help us with these and future projects.

Hmm, aspetta un po’. Quindi il tizio non gestisce un’agenzia di traduzione, bensì un altro tipo di attività (copywriting, sarei venuto a sapere tramite una rapida ricerca su Google), e anziché affidare i suoi clienti alle cure di traduttori affermati, ha pensato bene di agire da intermediario e farsi una bella cresta su una transazione in cui lui risulta del tutto inutile.

These websites are tourist and hospitality websites (currently) and marketing documents. It’s important that translations are 100% culturally accurate and read in perfect Italian.

Le traduzioni devono essere culturalmente accurate al 100% e devono essere scritte in perfetto italiano?!? Cazzo, ma veramente? Aspetta che me lo segno, mi sa che potrebbe aver ragione, il ragazzo! Mi si perdoni il sarcasmo, ma questo paio di righe mostra che o il tizio ha una comprensione assai limitata di cos’è la traduzione, oppure è abituato a lavorare con pessimi traduttori per i quali i requisiti di cui sopra non sono lo standard. Probabilmente entrambe le cose, ovverosia: il tizio non capisce a fondo quale sia il processo che sta dietro una traduzione, ripete a pappagallo, e a causa della propria incompetenza non è stato in grado di coinvolgere traduttori di qualità. Ergo, lavora soltanto con pessimi traduttori.

Please let me know if you are interested in this first project for approximately US$0.015 per source word of approximately 127,250 words.

Aspetta un po’. Son tante parole, eh. A fare una stima, direi che il traduttore medio ci potrebbe mettere le sue 200 ore. Non fosse che la tariffa offerta è un decimo di quel che chiedo di solito. Il totale sarebbe di US$1908 (circa € 1500), per una paga oraria che si aggirerebbe grossomodo sui US$ 9.50 (o € 7.50), lordi, ovviamente. Un mio amico, se non vado errato, guadagna altrettanto al Blockbuster di Savona. Mia madre guadagna più o meno altrettanto come tata sottopagata. Una donna delle pulizie, qui in Australia, chiede circa il doppio. Chi me l’ha fatto fare – verrebbe da chiedersi – di iscrivermi all’università, finirla in tempo, finirla bene, e farmi il mazzo per parlare quattro lingue nonché imparare a tradurre?

Vale poi la pena notare come questo paragrafo sia inestricabilmente legato al precedente. Se un’agenzia offre compensi tanto ridicoli, non sorprende che lavori simili finiscano tutti a traduttori scarsi, inesperti o disperati. E gli appartenenti a una qualsiasi delle categorie suddette avrà difficoltà a produrre una traduzione di qualità. L’inesperto potrebbe arrivarci, un giorno, ma la prostituzione di sicuro non è una scorciatoia.

The budget is limited on this first project but we are happy to put it in writing that future projects will be paid at a higher agreed rate. The second project is approximately 110,000 words and the price per word will be higher for this.

Other range projects from 10,000 – 150,000 words and will be higher price per word.

Ah, ecco! I prossimi progetti saranno retribuiti secondo una tariffa più alta, concordata in anticipo. Non che ne suggerisca una, il tizio, che peraltro si dichiara disposto a mettere per iscritto che per i prossimi progetti mi pagheranno di più. Sarò inguaribilmente sospettoso, ma mi chiedo se sia anche disposto a mettere per iscritto che ci saranno altri progetti.

Ma non è questo il punto fondamentale di quest’ultimo paragrafo. Ancora una volta, tocca porre l’accento questa situazione più o meno unica, nella quale il cliente pretende di avere il diritto di decidere la tariffa del traduttore. Pensateci, non ci sono poi così tanti casi nei quali chi usufruisce di un servizio decide il prezzo del servizio stesso. Di solito è il contrario. Provate a salire sul treno offrendovi di pagare soltanto un decimo del biglietto, non una lira di più. Fatemi sapere se arrivate lontano. O ancora, fate rifare la facciata del palazzo a quell’imbianchino che, stranamente, chiede un quinto dei suoi concorrenti. Scommetto che non sarete entusiasti del risultato.

I do hope we can forge a relationship together. I look forward to hearing from you and answering all of your questions.

E ci credo. Chi non vorrebbe intessere una relazione con qualcuno disposto a lavorare per un quinto o un decimo di quel che dovrebbe guadagnare?

Oltretutto, pur ammettendo di aver risposto a questa mail con un raro cocktail di spocchia e acidità, l’ho preso in parola riguardo la sua smania di rispondere a tutte le mie domande, facendogliene diverse. Lui, manco a dirlo, non ha mai risposto.

FOTO: Peanut Depot – Morris Avenue, by Alby Headrick

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