La settimana scorsa l’Observer ha pubblicato un interessantissimo articolo di Maureen Freely, che ha tradotto le opere di Orhan Pamuk in inglese con notevole successo. Ne raccomando la lettura a chiunque sia interessato al rapporto fra autore e traduttore, ma è un articolo talmente vasto che tutti ci troveranno qualcosa. In particolare mi hanno colpito un paio di ottimi argomenti proposti da Maureen Freely. Innanzitutto quando ricorda ai lettori quanto sia importante la traduzione letteraria, e, di conseguenza, quanto siano importanti i traduttori letterari. Cito e traduco al volo:
Un romanziere colombiano emergente potrebbe essere influenzato non soltanto da Borges, Conrad e Faulkner, ma anche da autori contemporanei provenienti da Asia, Africa ed Europa; la sua risposta letteraria ai loro lavori finirà a sua volta con l’influenzare le prossime opere dei suoi contemporanei dall’altra parte del mondo. Queste complesse trame di fertilizzazione incrociata si esaurirebbero da un giorno all’altro se non fosse per i traduttori letterari e per gli editori che li sostengono.
Non potrei essere più d’accordo. Questo concetto di fertilizzazione incrociata (nel mio primo post parlavo di impollinazione incrociata) è sempre stato uno dei miei cavalli di battaglia. Il fatto che nei paesi di lingua inglese le traduzioni costituiscano meno del 3% della letteratura pubblicata, ad esempio, è alquanto preoccupante. E non dal punto di vista di un trito concetto di “imperialismo culturale”, a semplicemente perché pubblicare, e quindi leggere, così poca letteratura straniera tradotta fa male alle letterature nazionali dei vari paesi anglosassoni. Goethe riteneva che senza influenze esterne la letteratura di un paese entra rapidamente in una fase di stagnazione. Inoltre, in quei paesi dove le traduzioni costituiscono anche un terzo di quel che si legge,
non è insolito che romanzieri e poeti siano o siano stati anche traduttori. Sebbene la maggior parte di questi affermerà di averlo fatto per potersi permettere di scrivere, spesso risulta evidente, leggendo le loro opere, che queste sono state arricchite dalle conversazioni immaginarie avute con i poeti e romanzieri dei quali hanno tradotto le parole.
Cambiando argomento, l’articolo della Freely mostra anche che la traduzione automatica è assolutamente inutile per quanto concerne un testo letterario. Qualche mese fa ho fatto un confronto tra i più popolari traduttori automatici gratuiti, nel tentativo di mostrare a chi se ne serve quanto sia facile incappare in gravi incidenti linguistici. Mi ha sorpreso vedermi linkato dal Barbaro in persona, Luigi Muzii il quale mi ha dato dello sprovveduto (sebbene sostenga anche che Edith Grossman, Sylvia Notini e Lawrence Venuti danneggino la nostra professione, quindi diversi grani di sale sembrerebbero giustificati) per poi inveire contro quegli sciocchi dei traduttori letterari e il loro bisogno di sentirsi insostituibili. Non mi sono preso la briga di replicare, il mio post dimostrava quel che voleva dimostrare, e non voleva assolutamente essere un’approfondita e seriosa analisi tecnica del lavoro che sta dietro questi traduttori automatici, in materia del quale, ovviamente, non sono per nulla ferrato. Mi sono limitato ad analizzare i risultati. E Maureen Freely nel suo articolo ci fornisce un esempio ancora più lampante del fatto che per il momento i traduttori letterari non hanno nessun bisogno di sentirsi insostituibili, giacché apparentemente lo sono ancora: ecco la prima frase di Istanbul: i ricordi e la città, tradotta da Google Translate:
A place in the streets of Istanbul, similar to ours in a different house, with everything I like, twin, or even exactly the same, starting from childhood lived another Orhan a corner of my mind I believed for many years.
Laddove Maureen Freely traduce:
From a very young age, I suspected there was more to my world than I could see: somewhere in the streets of Istanbul, in a house resembling ours, there lived another Orhan so much like me that he could pass for my twin, even my double.
Non è proprio la stessa cosa, o sbaglio? Ancora più incredibile è la traduzione googlese della prima frase de Il libro nero:
Bed-of top-from tip-to as-far-as stretched-out blue checked quilt-of rugged terrain-its, shadowy valleys-its and blue soft hills-its-with covered sweet and warm darkness-in Rüya face-down stretched-out sleeping-was.
Hmm. Vediamo che dice la Freely:
Rüya was lying face down on the bed, lost to the sweet, warm darkness beneath the billowing folds of the blue-checked quilt.
Non credo sia necessario aggiungere troppo. Ciononostante, è un mondo libero. E (soprattutto vista la sua esperienza e competenza) Muzii può liberamente dare dello sprovveduto al sottoscritto e a tutti coloro che divulgano e difendono il ruolo vitale della traduzione letteraria, o sottolineano l’impossibilità che un essere umano possa essere sostituito da una macchina per tradurre letteratura. Per quanto concerne il resto di noi, continueremo a contrabbandare parole, idee, metafore, visioni. La cura migliore contro la barbarie linguistica.
Immagine: You are Useless, di 2493/Gavin Bobo (Flickr).
[…] This post was mentioned on Twitter by La Rassegna, Giuseppe M. Brescia. Giuseppe M. Brescia said: Tutt'altro che inutili: http://wp.me/pRvXq-db […]
Gentile Dott. Brescia,
Non credo di avere mai fatto male a nessuno in vita mia. Sono rispettosa degli altri, specialmente dei miei colleghi traduttori. In casa mia la prima cosa è il rispetto per il prossimo e la sensibilità verso gli altri. Questo lo insegno ai miei figli e anche ai miei tanti studenti. Sono una persona onesta che non dà fastidio a nessuno. Perciò non capisco le sue parole così ingiuriose contro una persona che neanche conosce. Le devo chiedere di smettere di parlare di me.
Sylvia Notini
Cara Sylvia,
sono felicissimo di averla sul blog, considerando che fin dai tempi dell’università sono un grande ammiratore del suo lavoro. Devo subito farle notare che c’è stato un enorme malinteso. Come si capisce facilmente leggendo il mio articolo, non soltanto non c’è alcuna parola ingiuriosa contro di lei, anzi, l’unico punto in cui la nomino è nel citare Luigi Muzii che, in un suo articolo di qualche mese fa, la accusava di arrecare gravi danni alla nostra professione (insieme a personaggi del calibro di Edith Grossman e Lawrence Venuti, altri due nomi che rispetto enormemente). Io nel post sostengo che, vista una tale affermazione, “diversi grani di sale sembrerebbero giustificati” quando si ha a che fare con quel che dice Luigi Muzii.
Insomma, c’è una persona (e non sono io) che la attacca, e io considero questa persona poco credibile proprio perché la attacca. Spero che la situazione sia chiara.
In ogni caso la invito a leggere con maggiore attenzione il mio articolo, e di cliccare sul collegamento all’articolo di Luigi Muzii, sul quale potrà, con ragione, lasciare il commento che ha lasciato qui sopra.
Grazie ancora della visita,
Giuseppe M Brescia
Giuseppe, mi scuso per l’OT, ma credo tu abbia centrato il punto con il “diversi grani di sale sembrerebbero giustificati” per le affermazioni della persona all’origine di questo malinteso. Credo bisognerebbe smettere di considerarla il grande guru e tenerlo in riverenza solo perché, nella migliore tradizione italiana, alza la voce e spara sempre a zero su tutto e su tutti. E’ sicuramente un grande erudito che eccelle nelle citazioni e nel name dropping, ma mi piacerebbe vedere qualche prova pratica di tutta questa esperienza e competenza, nel senso che critica tanto il lavoro altrui ma non mi sembra si esponga con esempi concreti del suo, per esempio dettagli su come ha risolto problemi di traduzione ostici.
Consiglierei a Sylvia Notini di leggersi i post della persona in questione, sicuramente le basterà per capire che questa polemica non vale la pena, soprattutto non qui!
Grazie per l’attenzione e per gli articoli sempre molto interessanti (e ricchi di esempi!),
Paolo
Grazie a te, Paolo.
Sfondi una porta aperta. Sono tutt’altro che un fan del Nostro, mi limito a mostrare un indifferente rispetto verso chi ha molta più esperienza di me, quello mi sembra dovuto. Poi, il personaggio non mi piace affatto. Soprattutto, se da un lato le sue tesi sul futuro della traduzione possono ben applicarsi alla traduzione tecnica (e non a tutta, intendiamoci) sembra completamente ignaro che non solo la traduzione letteraria, ma anche buona parte di quella tecnica, necessita di un elemento umano. Inteso non già come un semplice processo di scelte traduttive (che forse nell’arco del tempo sarà perfettamente emulabile da un computer) bensì come la presenza di una mente umana, capace di sensazioni e sentimenti, dotata di orecchio e capacità di improvvisazione e di adattamento. Insomma, come dico sempre agli amici profani, per farmi restare senza lavoro vi serve HAL9000…
Grazie ancora per l’attenzione, è sempre un piacere avere uno scambio, anzi, è la miglior cosa che si possa fare su un blog. A presto!
Per il resto, nonostante la sua competenza ed erudizione, trovo praticamente impossibile riuscire ad arrivare alla fine di certi post aridi e acidi (toh, coppia minima involontaria!), ma
Caro Giuseppe,
Ti chiedo scusa, hai ragione, non ho letto bene quello che avevi scritto.
SN
Ci mancherebbe, Sylvia. Ben lieto di aver chiarito, e grazie ancora della visita.
GMB
Evidentemente Giuseppe Manuel Brescia è un altro che si ferma alla superficie delle cose, altrimenti avrebbe dato un’occhiata alle affermazioni di Edith Grossman, Sylvia Notini e Lawrence Venuti che ho criticato. Che non abbia letto neanche quelle? Per il resto, cosa dire? Sono sciocchi quei traduttori, non solo letterari, che non perdono occasione di manifestare il loro bisogno di visibilità e credono di essere e si sentono insostituibili, ma non fanno granché per provarlo, ammesso ne abbiano le capacità. Ho spiegato più e più volte, e altri più autorevoli di me lo hanno fatto, a quanto pare inutilmente, che certi giochetti con i motori di traduzione automatica gratuiti sono puri esercizi di vanità che denotano solo ignoranza della materia. Non si tratta di essere sprovveduti, casomai in malafede, la stessa che fa scrivere “contrabbandare parole”.
A uno poi, che non ha nemmeno il coraggio di firmarsi per esterso non vale nemmeno dare altra risposta che “If a man isn’t willing to take some risk for his opinions, either his opinions are no good or he’s no good”. Così, tanto per continuare a fare “name dropping”.
Quanto al fastidio di leggere cose sgradite, basta astersi dal farlo, mentre a volte, per togliere ogni dubbio, è sufficiente rinunciare a tacere.
“Gentile” signor Muzii,
grazie della visita. Non capisco perché si riferisca al sottoscritto e a tutti gli altri in terza persona, come in un comizio da capopopolo. Mi sorprende doverle insegnare che nei commenti di un blog, in teoria, si discuterebbe. Ma, visto che lei non sembra intenzionato ad andare oltre il monologo e l’invettiva, la ospitiamo volentieri così.
Innanzitutto (visto che parla di malafede, ma a quella arriviamo dopo), mi preme farle notare che nel post in questione lei non si è limitato a criticare questa o quella affermazione di chicchessia, bensì ha scritto, testualmente:
Questo tanto per chiarire. E tanto per farle capire che qui non si voleva confutare le sue illuminanti critiche, bensì semplicemente citarla come uno che le spara grosse.
Trovo divertente il suo punzecchiare “il bisogno di visibilità”. Lei non ha forse un blog, e un account su twitter, proprio come il sottoscritto e milioni di altri? Glieli hanno aperti a sua insaputa? Non pubblica forse articoli? L’hanno sempre voluta tutti, suo malgrado, oppure a volte si è proposto lei? E allora, di cosa stiamo parlando?
Riguardo l’insostituibilità dei traduttori letterari, l’ho detto e lo ripeto (e così hanno fatto persone ben più autorevoli), non c’è nulla da dimostrare. Per il momento, si tratta di un fatto. Poi, se lei non lo capisce, dimostra di non capire assolutamente nulla di traduzione letteraria, ma ne ha tutto il diritto, ci mancherebbe altro.
E ancora, mettere in guardia l’utente medio (visto che quello, e nulla più, è stato fatto) contro i risultati assolutamente scadenti che si ottengono con i traduttori automatici gratuiti che si trovano online, mi sembra non solo legittimo, ma utile e – perché no? – doveroso. Non credo, poi, che c’entri molto la vanità, e anche qualora c’entrasse, me la lasci, ché ognuno ha le sue, sa com’è? (Pagliuzza e trave, signor Muzii, pagliuzza e trave). Inoltre, se davvero non la fa ridere il “randello di ventilatore”, dovrebbe considerare, se non lo zoloft, perlomeno un’iniezione di B12. Sorrida, signor Muzii, e le sorrideremo.
In ogni caso la sua ingiustificata e alquanto spassosa acredine raggiunge l’apice quando tira fuori addirittura la malafede. Vedo che non lesina i paroloni, come il nostro amico Paolo aveva già saggiamente fatto notare. E nella sua ostilità, in qualche modo, riesce a collegare detta malafede all’espressione “contrabbandare parole”, che, prima di tutto, non è mia, e secondariamente è una delle cose più utili che i traduttori fanno, e da sempre. Non capisco il fastidio, tantomeno vedo il nesso. Ma, conoscendola, immagino non ci sia, e lo prendo come l’ennesimo ringhio di un barbaro vero. Insomma, egregio signor Muzii, questa volta è proprio lei che, rinunciando a tacere, ha fugato ogni dubbio.
Distinti saluti
GMB
Caro fanciullo, se crede di avere qualcosa di insegnare a me, forse è più opportuno che prima si dia una regolata.
Io confermo tutto quello che ho scritto, e lo faccio in virtù di un’esperienza lunga e diversificata che spero anche lei, prima o poi, possa vantare.
Quando vuole argomentare, dovrebbe servirsi di altri strumenti oltre che della cattiva educazione e, magari, ad informarsi meglio su coloro di cui straparla.
Se la sua cultura della traduzione si affida al “contrabbando di parole”, resta proprio ben poco di cui discutere.
Infine, riformuli le sue affermazioni: io non la conosco, né ci tengo, e lei non conosce me e, nella sua ignoranza, dimostra anche di non conoscere la ragione per cui il blog di cui straparla si chiama “il barbaro”. Peggio per lei. Stia bene, dov’è.
Egregio, venerando, venerabile e virtuosissimo signor Muzii,
Come mai tanta acredine? Punto sul vivo?
Per l’ennesima volta non risponde nel merito a critiche ben precise, ma si limita alla rissa. Ne ha facoltà. Nessuno qui si illude di poterle insegnare qualcosa (soprattutto vista la sua assoluta chiusura al dialogo). Lei confermi pure tutto quel che vuole, direi che lo scambio precedente è abbastanza eloquente. Ma, ripeto, lei resti della sua idea, dia pure dell’ignorante a chiunque non prenda le sue logorroiche invettive per oro colato, e si tenga l’arrogante convinzione di aver capito tutto. Il qui presente fanciullo (non sia troppo invidioso, Muzii, ché la giovinezza passa) continuerà a cercare, umilmente, di parlare, discutere, imparare, con le numerose persone di buon senso e dotate di buone maniere che sono disposte a farlo in maniera costruttiva, e non sarà certo lei a cambiare le cose. Soprattutto, per me può anche essere San Gerolamo in persona, ma se non ha rispetto del prossimo non la posso prendere come un interlocutore credibile. Dopotutto, ripeto, lei ad interloquire non ci pensa, visto che è certo di non aver nulla da imparare e tutto da insegnare. Ancora una volta, è un suo diritto.
Se non riesce neppure a capire la metafora del “contrabbando di parole”, e addirittura ci si ossessiona in questo modo, evidentemente non ce riesce proprio ad uscire dalla sua arida e limitata visione delle cose. Si tratta di un’immagine semplice, che anche i non-addetti ai lavori capiscono.
La ragione per cui il suo blog si chiama il barbaro, al contrario di quanto lei pensa, la si conosce, e anche bene, giacché lei la sbatte in bella mostra sul suo blog per noi poveri mortali. Tuttavia, la informo che esistono anche altre definizioni del termine barbaro. Ad esempio, il Sabatini-Coletti ci fornisce:
Stia bene dov’è anche lei, Muzii, e buona vita.
[…] talking about the word smuggling that inspired this blog’s name, and about which (even if someone just doesn’t get it) I wrote and I will keep writing the sweetest […]
[…] di quel contrabbando di parole che ispira il nome di questo blog, e del quale (nonostante chi proprio non ci arriva) ho scritto e continuerò a scrivere parole […]
Appena pubblicato il mio autoritratto, “Umili e ipocriti”: http://t.co/6ePQkBw
E quindi? Mi cita frasi alle quali lei contravviene puntualmente nelle sue sortite… Il non troppo sottile tentativo di fare un parallelo fra lei stesso e le grandi menti che cita, poi, non fa che enfatizzare la contraddizione. Grazie comunque della segnalazione.
GMB