Come sapete, questo blog è orgoglioso di sostenere il Movimento No Peanuts! for Translators. Ci lamentiamo spesso – e con buone ragioni – di essere sfruttati da agenzie di traduzione, clienti, e siti web che sostengono di fornire un ottimo servizio ai traduttori quando in realtà ciò che fanno è perpetuare ed ottimizzare detto sfruttamento. Purtroppo, però, il problema peggiore, e di gran lunga il più dannoso per la nostra professione, viene da colleghi traduttori. Alcuni magari si accontentano di lavorare per le briciole. Ad altri invece manca qualsiasi parvenza di senso etico. Oggi vorrei condividere alcuni estratti dalla mia corrispondenza con M.N. (sarò un signore, o no?) del S.L.C. (e due…) Ho tradotto al volo il testo delle email, originariamente in inglese.
Il suddetto Mr. N. aveva bisogno della traduzione di un testo molto breve (342 parole) dall’inglese all’italiano, e quindi ha subappaltato il lavoro al sottoscritto.
Il 13 ottobre gli mando la mia traduzione, con tanto di fattura per $85.50. Il tizio neanche mi risponde con un laconico ‘grazie’. Niente.
Il 4 novembre, non avendo ancora ricevuto i soldi, gli scrivo un’email:
Buongiorno M,
Mi chiedevo quando pensava di riuscire a pagarmi per la traduzione XXXXXXX.
Grazie
Giuseppe
A cui lui risponde con
Aspettiamo il pagamento per la prossima settimana. Posso assicurarti che non scappiamo.grazie
m
Non c’è problema. A parte che, il 7 gennaio, mi rendo conto che questo tizio ancora non mi ha pagato. Quindi, pur ricordandomi del codice deontologico che mi richiede di essere educato e cortese e diplomatico, gli scrivo un’altra e-mail:
Buongiorno M,
Ho appena notato che non ho ancora ricevuto il pagamento per la traduzione XXXXXXX. Sono passati tre mesi, nonché due dalla sua lettera di rassicurazione. La prego di effettuare il pagamento appena possibile.
Grazie
Giuseppe
Al che lui mi risponde con un messaggio davvero professionale
Ancora non hanno pagato. Chiuso per natale. Credo prossima settimana
m
Poi, miracolo dei miracoli, il 19 gennaio noto il versamento sul mio conto, soltanto che ammonta soltanto a $68.00. Faccio un bel respiro profondo, conto fino a dieci, ripetendomi intanto che “i traduttori devono cercare di risolvere ogni dissidio con i propri colleghi con spirito collaborativo, costruttivo e professionale”, dopodiché gli scrivo ancora un’email:
Buongiorno M,
Ho finalmente ricevuto il pagamento per la traduzione XXXXXXX. L’unico problema è che la mia fattura era per $85.50 (la trova allegata al presente messaggio) ma io ho soltanto ricevuto $68 sul mio conto. La prego di versare altri $17.50.
Distinti saluti
Giuseppe M Brescia
Ora, sono 17 dollari. La metà di quel che faccio pagare per un certificato di nascita. Non mi interessa. Ma il principio, quello che sì che mi fa ribollire il sangue nelle vene. Specialmente quando il server mi informa che M.N. ha letto l’email, ma mica si è degnato di rispondere. Quasi me ne dimentico; per fortuna ho una vita. Solo che il 10 di febbraio ci ripenso, e gli mando l’ennesima e-mail:
M,
Venti giorni fa – più di tre mesi dopo aver portato a termine un lavoro per lei – le ho mandato il seguente messaggio:
[…]
Non ho neppure ricevuto un cenno che confermasse l’avvenuta ricezione del messaggio. Si renderà conto che nonostante siano soltanto $17.50, si tratta pur sempre di un 20% abbondante di ciò che mi doveva. Tuttavia temo che non abbiamo mai parlato di un simile sconto.
Apprezzerei molto se potesse rispettare il codice deontologico della nostra professione e pagarmi quanto mi deve.
Distinti saluti
Giuseppe Manuel Brescia
Al che, finalmente, lui risponde con la seguente:
Ogni tanto dobbiamo essere competitivi e abbassare i prezzi. Era una di quelle occasioni. Spero che tu capisca.
M
Ora è troppo, caro M.N. Ora è troppo. Faccio davvero fatica, ma riesco a risultare educato. Tuttavia, non mi si richiedano carinerie.
No, M. Non capisco. E non mi piace che si approfitti di me.
Ci siamo accordati su una tariffa. Ho fatturato in base a quella tariffa. Mi deve pagare per quanto ho fatturato. Poi, naturalmente, lei è liberissimo di vendere la traduzione al suo cliente al costo che più le aggrada. Gliela può anche dare gratis, ma mi deve pur sempre pagare. Mi spiace doverle dire che la sua scusa è del tutto irrilevante.
Mi permetta di fare il punto della situazione:
Lei non ha mai accennato a un tale “abbassamento del prezzo”. Ha costantemente ritardato la data del pagamento, e ci sono voluti più di tre mesi, durante i quali, come dicevo, non ha mai neppure accennato a questo cosiddetto abbassamento del prezzo. Alla fine, dopo tre mesi, mi ha pagato il 20% in meno di quel che mi doveva, senza nemmeno farmelo sapere, o spiegarmi il perché. Dopodiché le ho mandato due e-mail,e dopo venti giorni lei ancora non mi aveva pagato, né aveva risposto alle e-mail, e addirittura neanche aveva confermato l’avvenuta ricezione. Alla fine le ho mandato quest’ultima e-mail e lei ha partorito questa scusa senza senso.
Glielo chiedo un’ultima volta, dato che è buona educazione risolvere i nostri dissidi fra noi, e in maniera civile:
intende onorare il suo debito e pagarmi quanto mi deve, oppure no?
Nel caso non dovesse rispondermi, la considererò una risposta negativa, e prenderò le misure necessarie per difendere il mio interesse, nonché l’integrità e la dignità della nostra professione.
Distinti saluti
Giuseppe M Brescia
Ora, ovviamente lui non ha risposto, e io non ho preso misura alcuna, perché il gioco non valeva una candela da $17.50. Ed è esattamente per questo che quest’uomo si comporta come si comporta. Non penso che ci sia molto da aggiungere. La gente come M.N. è, secondo il mio modesto parere, addirittura peggio delle agenzie negriere e dei clienti disonesti, perché questo signore è un traduttore professionista, accreditato dalla NAATI come me. Sta sfruttando e mancando di rispetto ad un collega, per la stratosferica cifra di 17 dollari australiani. So che paragonarlo ad un kapò potrà sembrare un tantino pesante, ma personalmente sono pronto a scommettere che erano esattamente persone di questa fibra a diventarlo. Fortunatamente, al giorno d’oggi, e in questi lidi, è solo questione di briciole.
Tuttavia, come possiamo aspettarci che la gente rispetti i traduttori, quando i traduttori non riescono nemmeno a rispettare i propri colleghi, e di conseguenza loro stessi?
Tutta la mia solidarietà, caro Giuseppe, il tuo racconto mi ha ricordato quanto sia difficile farmi pagare il dovuto nella mia attività parallela a quella di scrittore (sono un grafico freelance) e alla lunga mi sembra che il mio vero mestiere sia diventato quello del “Recupero Crediti” (solo che per avere successo dovrei usare i pugni come il primo Rocky Balboa:-)
Comunque ero passato solo per farti i complimenti: ho finito GALVESTON e mi è piaciuto un sacco. Ovviamente, parte del merito è anche tuo.
un saluto
OMAR DI MONOPOLI
Grazie Omar,
della visita, della solidarietà, e della citazione nella recensione di Galveston. Immagino che di storie così ce ne siano un’infinità, e so che spesso coinvolgono cifre ben più sostanziose. Ci vorrebbe una cooperativa di recupero crediti, effettivamente.
A presto, teniamoci in contatto!
Ciao Giuseppe,
mi associo ai complimenti di Omar per la traduzione di Galveston, libro bellissimo, e alla solidarietà per il fattaccio. Non puoi cercare di farti pagare in anticipo? Magari una parte, non so… Non credo che possa consolarti, ma io ho sempre scribacchiato in giornali, giornaletti, tv locali e magazine e sono alla ricerca di una qualche collaborazione per cercare di arrotondare il mio stipendo da commesso Blockbuster part time. Beh, l’ultima offerta che ho avuto – da parte di un sito internet di macchine sponsorizzato dalla Peugeot, mica pizza e fichi – è stata quella di scrivere tutti i giorni tre articoli, con tanto di impaginazione on line e ricerca delle gallerie fotografiche: 3 euro a pezzo. 3 euro. 9 euro al giorno per lavorare quanto? Minimo un due ore e mezza, tre ore. 3 euro. Però netti. Ah beh, se sono netti…E colleghi mi hanno riferito della medesima offerta, 3 euro, per altri siti di cinema e altro. Ovviamente ho rifiutato. Che andassero a cagare. Investo quei 9 euro die nella cura del mio blog Pegasus Descending o in passeggiate e giochi con mio figlio. E quindi mi sa che ho una bella carriera avviata al Blockbuster, almeno finchè non fallisce, visto l’andazzo. Se i miei articoli valgono 3 euro, allora, significa che non valgono.
Intanto ti metto nel blogroll di Pegasus Descending e, anche se conta poco, io i traduttori li cito sempre, anzi ne ho pure intervistato uno, anzi una, Olivia Crosio.
Alla prossima!
Andrea
Ciao Andrea,
e grazie della visita. Sono contento che Galveston stia piacendo, perché merita davvero. Sembra che sia riuscito a non snaturarlo, ed è la ricompensa migliore per un traduttore (anche meglio del venir citati, abitudine per la quale ti copro comunque di lodi).
Mah, sai, fattaccio neanche tanto. Non erano neanche quindici euro. Più che altro è il principio che mi fa prudere le mani. E il fatto che ci sia in giro della gente simile. Ma mi sembra di capire che ne sai qualcosa. Tre euro l’ora, eh? Credo che i neri nelle piantagioni di cotone potessero vivere più agevolmente.
Anche un mio caro amico si tiene ben stretto Blockbuster, visto l’andazzo. E non posso proprio biasimarvi.
Teniamoci in contatto, e grazie del link nel blogroll!
GMB
L’hai segnalato su Checklist vero? E su Payment Practices, e nella BB di proz, e chi più ne ha più ne metta?
(Ebbene sì, avrei fatto anche io come te… però poi l’avrei segnalato ovunque :-P)