No, state tranquilli, non ho nulla contro le noccioline. E il burro d’arachidi, poi… È che, a partire da ieri, questo blog è orgoglioso di sostenere il movimento No Peanuts! for Translators lanciato da Wendell Ricketts e Stefano Kalifire. Scopo del movimento? Beh, smetterla di lavorare per poche briciole (o, per dirla all’inglese, di lavorare per delle noccioline).
Sono entusiasta di unirmi ad altri traduttori determinati ad ottenere il giusto riconoscimento per la nostra professione, e in grado di capire che “Se ognuno di noi insistesse per avere una paga dignitosa, riceveremmo una paga dignitosa”.
Vi invito a leggere la Dichiarazione di principi di No Peanuts! sul blog. Per i non-traduttori che – comprensibilmente – non hanno tempo o voglia di leggersi tutto, tenterò di riassumere le idee fondamentali della dichiarazione.
Prima di tutto, noi traduttori dovremmo rifiutare qualsiasi paga non ci permetta di vivere decorosamente ed educare le agenzie, gli editori e gli altri clienti, spiegando che una traduzione di qualità vale di più, dovrebbe costare di più, e sopratutto è un buon investimento da parte loro. Dovremmo sottolineare che, come in qualsiasi altro campo, le capacità e l’esperienza contano, e sarebbe intelligente da parte loro pagare di più per avere traduzioni di migliore qualità. Quando un traduttore pratica tariffe basse, quasi sempre il cliente riceve traduzioni di bassa qualità, quindi la situazione è controproducente sia per il traduttore, sia per il cliente. Molti principianti praticano tariffe molto basse per cercare di “farsi notare” o “a causa del mercato”, tuttavia, come giustamente viene sottolineato nella dichiarazione:
Se non fai parte del Movimento No Peanuts! [niente briciole!] , allora fai parte della sua controparte: Peanuts for Everyone! [Briciole per tutti!]
E ancora, i traduttori devono riprendere in mano il proprio ruolo nel rapporto cliente/fornitore di servizi, un rapporto degenerato al punto che molti clienti pensano di poter imporre le tariffe ai traduttori. Per darvi un’idea di quanto la situazione sia grave, userò un’eccellente metafora che ho trovato qualche tempo fa in una delle segnalazioni su Il Segno di Caino:
Vi sedete al tavolo di un ristorante. Dopo aver consultato il menù, chiamate il padrone. “Questa bistecca è troppo cara,” gli dite. “Gliela pago la metà, e compresa nel prezzo voglio anche una bottiglia di vino. Però se non vedo tutto sul tavolo entro dieci minuti, non se ne fa niente. ” E il ristoratore non ha possibilità di fare ricorsi di sorta: gli tocca accettare, oppure perdere l’opportunità di guardagnare perlomeno il 50% del costo reale della bistecca.
Divertente, eh? Penserete che sia un paradosso, un’esagerazione un po’ teatrale. In realtà non lo è. È così che funziona, per molta gente. Ora basta. Basta briciole per i traduttori! O almeno per me, sebbene nel mio testardo orgoglio possa vantarmi di non averne mai accettate.
Assolutamente vero e sacrosanto! A me nemmeno hanno chiesto il 50%…non mi hanno proprio risposto…prima la mail con tanto di chiosa, per richiedere il preventivo e poi buio totale. Evidentemente qualcuno ha offerto meno di me ma dubito che la qualità sia stata la stessa.
E non è finita qui…una sera ho raccontato l’episodio scandalizzata del fatto che un preventivo serio ad una cifra dignitosa rimane senza risposta e mi hanno risposto: “che pretendi, adeguati al mercato mica puoi applicare le stesse tariffe di sempre…c’è la crisi”. Certo, e io: “ma tu quando vai a comprare le scarpe le paghi di più o di meno dell’anno scorso?”. Il vero problema è che, ad esempio, spendere 400€ per un paio di scarpe è più normale che spendere 400€ per una traduzione…come se un professionista avesse meno dignità di un paio di scarpe…magari made in China (!).
Saluti e speriamo di riuscire a cambiare le cose…io non voglio nè briciole nè noccioline.
Gabriella