Si parla molto, da molto tempo, e da molti punti di vista, della cattiva abitudine italica di storpiare i titoli dei film.
Ci sono titoli che vengono stravolti ma che conservano grande attinenza all’opera e che suonano anche bene, come Quarto Potere (Citizen Kane), L’Attimo Fuggente (Dead Poets Society), o Il profumo del mosto selvatico (A Walk in the Clouds) per fare qualche esempio.
Prendiamo però Vertigo di Hitchcock. Si poteva optare per un semplice Vertigine. Avrebbe avuto sullo spettatore italiano lo stesso identico effetto che l’originale aveva sul pubblico anglofono. La vertigine, dopotutto, quella è. Chiamarlo La donna che visse due volte invece, oltre che inesatto (ma su questo non mi dilungo) ti rovina il film, o no? Ti mette sull’attenti, sai già cosa aspettarti.
Quantomeno, quella boiata di Mamma, ho perso l’aereo (Home Alone) non avrebbe avuto più senso chiamarla A casa da solo? Perché, al di là dell’equivalenza anche qui quasi perfetta fra le due lingue, il fatto che il giovane Culkin perda l’aereo è solo una scusa per lasciarlo a casa da solo a fronteggiare l’invasione dei cattivoni, no? È come se Taxi Driver si chiamasse Il colloquio, tanto per dire.
Un recente sondaggio del Trovacinema di Repubblica indica a larghissima maggioranza che il caso più grave è quello di Se mi lasci ti cancello, che suggerisce chissà quale commedia romantica americana. Peccato che Eternal Sunshine of the Spotless Mind sia tutt’altra cosa. E che il titolo sia un verso di una poesia di Alexander Pope che ho trovato tradotto sia con “infinita letizia della mente candida” sia con “eterno splendore dell’immacolata mente”. Io un Eterno splendore della mente senza macchia sarei andato a vederlo. Ma al di là dei gusti di ognuno, il punto è che si fa macelleria dei valori artistici ed estetici del film, fin dal titolo.
Il pubblico italiano, mi sento di dire, non è esente da colpe. È in larga parte un pubblico pigro, timido, conservatore, che vuole essere rassicurato, e sgrana gli occhi quando gli proponi una versione originale con sottotitoli. E allora scatta l’ammiccamento, la mezza citazione. Per esempio, Tutti insieme appassionatamente (che, a proposito, si chiama The Sound of Music) viene ripreso a mo’ di citazione dotta per 4 Christmases, che diventa Tutti insieme inevitabilmente. Il Trovacinema di Repubblica in questo articolo ci regala un’esauriente panoramica:
“Se scappi ti sposo” (“Runaway bride”), “Se ti investo mi sposi?” (Elvis has left this building”), “Se cucini, ti sposo” (Time Share), “Prima ti sposo poi ti rovino” (Intolerable Cruelty) o “Tutti pazzi per Mary” (There is something about Mary), “Tutti pazzi per Jenny” (Dirty Love), “Tutti pazzi per l’oro” (Fool’s Gold)”
Sulla scia di questo andazzo, Claudio Rossi ha fondato su Facebook un gruppo dal nome assai calzante di Se storpi ti schifo – gruppo contro la malatraduzione dei titoli dei film.
Tuttavia devo confessare che i casi più incomprensibili di malatraduzione per me sono quelli dove la traduzione non viene neppure fatta, ovverosia il film esce con un titolo inglese, ma non quello originale.
Non so quanti abbiano visto il godibile Permanent Midnight, con un sorprendente Ben Stiller in versione drammatica. È la storia – vera – di Jerry Stahl, autore televisivo degli anni ‘80, e della sua ascesa e caduta per mano della dipendenza da diverse sostanze. Ora, io non sono nessuno, ma, a parte il fatto che l’inglese sarebbe probabilmente risultato comprensibilissimo, bastava tradurre con un pedissequo Mezzanotte Permanente. Evocativo, stimolante, e perfettamente calzante alla vita a mille all’ora di un autore televisivo nella Los Angeles degli anni ‘80. Ma i geni di cui sopra avevano altre idee. E così chi volesse gustarsi questo film dovrà andarsi a cercare Hard Night – magari sono io, eh, ma personalmente mi immagino la storia di un uomo che esagera col viagra e non riesce a calmarsi fino all’alba.
L’esempio più eclatante è però Slumdog Millionaire, giacché si parla di un film da Oscar. Gli slum, come saprete, sono le baraccopoli terzomondiali come quelle in cui si aggirano i personaggi del film. A sentire “slum dog” mi viene in mente un randagio rognoso che cerca avanzi fra montagne di rifiuti. Insomma, ci sono tutti i contrasti visivi ed emotivi, c’è metà del film, in quella parola. Un film in cui non si parla di milionari, ma di randagi affamati. Eppure, le brillanti menti della promozione italiana decidono bene di eliminarlo. Ed ecco a voi The Millionaire, signore e signori. Titolo anonimo, senza mordente. Pazzesco? Beh, blog e giornali hanno fatto notare che nella traduzione di quel film è stato fatto di peggio: nella scena in cui il protagonista e suo fratello perdono la madre durante l’attacco di un gruppo di indù nei confronti di alcuni musulmani, la frase
“They are Muslims, get them!”
che fra l’altro nell’originale era gridata in hindi e sottotitolata in inglese (e che significa comunque “Sono musulmani, prendeteli!”) è stata tradotta in italiano con un incredibile
“Sono musulmani, scappiamo!”
urlato fuori campo. L’obbrobrio ha ovviamente suscitato le proteste dei musulmani italiani. Sacrosante. Io però vorrei anche vedere cinefili e traduttori in rivolta contro la Lucky Red per motivi estetici, visto che è di un film che si parla. Non posso esimermi dal dire che l’errore, prima di tutto, è incomprensibile, considerato che la frase inglese appare nei sottotitoli, e un traduttore professionista (?) che lavora ad un film del genere dovrebbe capire il significato di “get them”. Oltretutto, in diverse altre scene del film appare chiaro che il protagonista e suo fratello sono musulmani. Qualcuno sospetta che si tratti un errore voluto, per ragioni politiche. Ma visto che si tratta di speculazioni, ci atteniamo ai fatti e parliamo di incompetenza. Il punto è che l’errore in questione rovescia completamente il senso della scena e la percezione del contesto. Pensateci, è un po’ come ascoltare un discorso in cui Hitler incita allo sterminio degli ariani e afferma la superiorità della razza semita. Robetta.
Perfettamente d’accordo con ogni punto della tua approfondita analisi. Grazie, è stata una lettura molto interessante… che presto citerò nel mio blog! 🙂
Chiara
Post davvero interessanti, tra l’altro mi hanno fatto tornare in mente una lezione ai tempi dell’università, iniziata con un esempio che avevo trovato molto efficace: From Russia With Love tradotto con Dalla Russia con amore invece di un più probabile Tanti saluti dalla Russia.
Ciao Licia,
benvenuta e grazie dell’apprezzamento. Il caso che porti è un altro validissimo esempio di questa pessima abitudine… Complimenti per il tuo blog, che seguirò con piacere. A presto!
Ciao Giuseppe,
come non essere d’accordo su tutto?? ottimo esempio “Vertigo” (film di cui vado pazzo) la cui traduzione italiana non solo non è fedele, ma dà informazioni sulla trama sin da subito..
Mi occupo anch’io di traduzione e quella per il cinema è un argomento che trovo molto interessante.
Bravo, buona analisi e ottima la grafica del tuo blog.
Saluti
P.
Ciao Pierluigi,
benvenuto, e grazie della visita! Sono contento di trovarti d’accordo su tutto, e poi fa sempre piacere ricevere commenti dai colleghi. Spero di ritrovarti presto qui sul blog. Un saluto